
La struttura austera di questo edificio nella sua semplicità ne denuncia subito il carattere sacro.
La porta centrale d'ingresso immette in un ampio corridoio, su cui si affacciano alcuni ambienti, un tempo adibiti a cucina, refettorio, deposito, foresteria.
Al pian terreno si accede anche attraverso un ingresso laterale colonnato che immette nel refettorio, interessante per alcuni affreschi che ornano le pareti, affreschi che rappresentano scene della vita del Redentore.
Nonostante il trascorrere del tempo e lo stato di abbandono in cui essi sono stati tenuti, gli affreschi si sono conservati abbastanza bene, ed i colori mantengono, solo di poco sfumata, la vivacità di un tempo.
Al piano superiore si accede tramite una scalinata in pietra che conduce alle celle dei frati, alla biblioteca e ad altri locali.
Le nude celle ricevono luce da piccole finestre.
Ora vi regna un profondo silenzio che fa riandare con il pensiero ai tempi lontani, in cui la vita del Convento ferveva di preghiere, di studio e di lavoro.
La costruzione del Convento risale al XVI secolo. Fu infatti nel 1588 che, durante il periodo quaresimale, il Vicario generale dell'Ordine francescano Padre Gerolamo da Polizzi, in visita ai Conventi Lucani, propose l'erezione di un Convento in questo territorio.
La proposta fu accolta con grande entusiasmo dai picernesi che seppero testimoniare la loro devozione al Santo di Assisi, offrendo quanto ognuno poteva per rendere possibile la realizzazione dell'opera.
Scelto il luogo in contrada Paschiere, una delle più amene per ricchezza di acque, abbondanza di verde e per l'esposizione felice, l'Università di Picerno (69) offrì il suolo. Due anni dopo, nel 1590 si iniziarono i lavori, con l'approvazione del Vescovo Sebastiano Barnaba (70).
Oggi la strada che conduce al Convento è ampia, asfaltata e illuminata, fiancheggiata da moderne costruzioni, ma un tempo il luogo era solitario e vi si perveniva attraverso un impervio viottolo.
Di una semplicità tutta francescana, vennero dapprima costruite la chiesa con una sola navata ed un solo altare centrale, dedicato a San Francesco, il piano terraneo del chiostro e le sedici cellette disposte lungo i quattro corridoi che ricevono luce dai portici prospicienti l'atrio interno di forma quadrata.
Condotti a termine i lavori in breve tempo, il chiostro vide, nel 1596, il costituirsi della famiglia francescana. Seguì, nel secolo XVII, l'erezione di tre cappelle sul lato sinistro della navata principale e di altri locali sovrastanti.
Le cappelle intercomunicanti custodiscono, in nicchie, la statua di Francesco d'Assisi, quella di S. Felice da Cantalice e quella di S. Antonio da Padova.
Quella di San Vito e quella dell'Immacolata sormontano gli altari in marmo costruiti di fronte alle cappelle, sul lato destro della navata principale.
Le suddette statue sono tutte di pregevole fattura, ma di maggior rilievo artistico sono sia quella di San Francesco, sia quella dell'Immacolata Concezione che quella di San Felice da Cantalice.
Un corridoio adiacente alla chiesa dei frati immette nel coro, corredato un tempo da organo e stalli in legno.
Nel 1605 questo Convento diventò centro di studi di filosofia ed offrì, posteriormente, stabile dimora a pochi studenti a causa del limitato numero delle celle; dal 1625 al 1627 fu ancora sede di noviziato, sotto la direzione di Padri che si distinsero per pietà e per cultura, tra i quali è degno di nota Padre Stefano da Muro.
Molti giovani picernesi seguirono le orme di San Francesco e si fecero apprezzare in Picerno e fuori (71).
Dal terremoto del 1857 il chiostro fu notevolmente danneggiato. In conseguenza poi delle vicende politiche, legate al dominio napoleonico prima - ed all'Unità d'Italia dopo, fu dapprima limitato il numero dei frati e poi, in seguito alle leggi del 1861 e del 1866, il Convento fu definitivamente chiuso (72).
I cappuccini rimasti vennero destinati al Convento di Marsiconuovo.
Successivamente, ad evitare malcontento tra il popolo, si provvide a Picerno come pure a Vietri ed a Balvano a riaprire al culto la chiesa dei conventi soppressi.
Smembratasi la famiglia francescana molti volumi della ricca biblioteca andarono dispersi, una gran parte fortunatamente fu salvata dall'Arciprete del tempo (73) e custoditi nell'Archivio parrocchiale della chiesa madre, mentre parte del mobilio venne rapinato e disseminato in varie case di privati cittadini e particolarmente in alcune abitazioni di "Bassa la terra".
La chiesa abbandonata era stata arricchita dai frati di ogni più bell'ornamento, tra cui il quadro dell'Assunta spostabile che lascia vedere uno splendido reliquario posto sull'altare maggiore, che si innalza a sua volta su tre scalini racchiuso da una pregevole balaustra del marmo delle nostre cave, quadro che fortunatamente ancora esiste.
Il quadro venne inviato ai Cappuccini da Venceslao Coeberger (74) presumibilmente sul principio del seicento e pagato dal Vescovo Sebastiano Barnaba.
Ornavano le pareti di questa chiesa altre tele di pregiato valore che mani vandaliche, intorno al 1960, asportarono.
L'ampliamento della contrada Paschiere, avvenuto col mutare dei tempi per la costruzione di civili abitazioni e di un campo sportivo, nulla ha tolto di sacro alla struttura del Convento; al visitatore questo appare sempre solenne, preceduto dall'ampio piazzale cui dà decoro una colonna in pietra che, sollevata su tre scalini, sorregge una croce pure in pietra. Essa sostituisce quella in legno innalzata quando vennero costruiti la chiesa e il Convento (75).
Ad oggi dopo la ristrutturazione è possibile per chi desidera ritirarsi in preghiera ed alloggiare.
Chiedere alla segreteria della Parrochia di Picerno.
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